Ansia da palcoscenico e cura di sé

Falaut n.102, Anno XXV, Luglio-Settembre 2024

Concerti e concorsi richiedono lunghi periodi di preparazione durante i quali i musicisti investono risorse fisiche, emotive ed economiche per riuscire a dare il meglio sul palco. Tutto ciò genera alte aspettative e forti pressioni che possono facilmente degenerare in stati di malessere sia fisico che mentale, comunemente chiamati ansia. L’ansia da palcoscenico è un problema molto comune e affligge circa il 60% dei musicisti professionisti ma non è necessariamente un aspetto negativo. Secondo numerose ricerche, livelli di ansia bassi e controllabili sono un elemento indispensabile per raggiungere performance ottimali. Sarebbe infatti molto insolito per un musicista rimanere emotivamente impassibile durante le proprie esibizioni. Il problema sorge quando i sintomi ansiosi entrano in conflitto con la capacità di suonare in maniera ottimale. L’ansia infatti è spesso associata a sintomi sia mentali, come mancanza di concentrazione e vuoti di memoria, che fisici, come tremori, batticuore e rigidità. Queste reazioni sono simili a quelle innescate da meccanismi di lotta o fuga, comuni a molti animali. Per esempio, quando una gazzella intravede un predatore in agguato deve rapidamente scegliere se affrontarlo o fuggire. Non servono ragionamenti complessi. Qualsiasi sia la scelta, il corpo deve prepararsi a reagire nella maniera più vigorosa possibile alla minaccia al fine di sopravvivere. Se tutto ciò ha una grande utilità per una gazzella, è invece molto meno funzionale che un musicista lotti (o fugga) per sopravvivere alla propria esibizione, al palcoscenico e al pubblico, percepiti come minacce alla propria esistenza. È quindi importante esser in grado di monitorare e modulare l’ansia per mantenerla a un livello tale da produrre una performance ottimale, evitando reazioni emotive eccessive.

Esistono numerose tecniche per la gestione dell’ansia e la loro efficacia può variare da musicista a musicista. Queste possono essere suddivise in due gruppi: tecniche per la gestione dell’ansia a breve e a lungo termine. Le prime sono finalizzate alla riduzione dei sintomi ansiosi durante o subito prima di una performance. Un esempio tipico sono le tecniche di respirazione consapevole, che permettono di controllare il ritmo del cuore e spostare il focus da possibili timori e pensieri negativi ai segnali provenienti dal proprio corpo. In casi estremi i beta-bloccanti possono essere un rimedio a breve termine per l’ansia, ma è importante ricordare che il loro uso deve essere prescritto e monitorato da medici e personale esperto per evitare effetti collaterali gravi.

Le tecniche di gestione dell’ansia a lungo termine sono molto importanti, in quanto non si limitano a porre rimedio ai suoi sintomi prima e durante una performance, ma mirano a individuare i meccanismi che li generano. In altre parole, il musicista è stimolato a riflettere e a comprendere perché vive il palcoscenico come una minaccia e a correggere questa associazione disfunzionale. Si mira quindi ad un nuovo modo di pensare la performance, sano e sostenibile, scardinando abitudini e schemi di pensiero ansiogeni. Per esempio, nella terapia di esposizione i musicisti sono portati a suonare in condizioni progressivamente più stressanti, abituandosi a controllare l’ansia e monitorando i loro progressi sia in termini di performance che di risposta emotiva. Ovviamente processi simili richiedono tempo e sono facilitati dal supporto di psicologi o di personale specializzato nella cura dei musicisti.

Un ultimo aspetto spesso ignorato è l’effetto dell’ansia durante le sessioni di studio. Con i colleghi dell’Institute of Music Physiology and Musicians' Medicine di Hannover, in Germania, abbiamo dimostrato che i musicisti che soffrono d’ansia tendono a studiare molto più a lungo dei loro colleghi, ripetendo ossessivamente gli stessi passaggi senza ottenere benefici in termini di apprendimento e performance. Questo aspetto è particolarmente preoccupante se consideriamo che quantità eccessive di studio sono il principale rischio di infortuni muscoloscheletrici e neurologici nei musicisti. L’ansia non è solo un potenziale elemento di disturbo durante una performance, ma in casi sfortunati può creare condizioni cliniche che richiedono periodi di pausa dal palcoscenico più o meno lunghi.

In conclusione, l’ansia da palcoscenico è un fenomeno fisiologico. Tutti ne soffriamo. L’importante è saperla riconoscere, affrontarla e sfruttarla per raggiungere i nostri obiettivi. Questo controllo può essere raggiunto tramite strategie e percorsi che ci portano a conoscere noi stessi, a riconoscere i nostri schemi mentali e i segnali che il corpo ci invia. Controllare l’ansia significa prendendosi cura di sé per portare la nostra musica al pubblico al meglio delle nostre possibilità.

Didascalia: il grafico, ispirato alla legge di Yerkes e Dodson, mostra come l’ansia sia indispensabile per raggiungere livelli di performance ottimali. Alti livelli di ansia risultano difficili da gestire e hanno spesso effetti negativi sulla qualità delle performance.